
Il Cristo redentore di Michelangelo a S. Maria sopra Minerva
L’opera è legata ad una vicenda davvero singolare. L’artista lavorò alla statua ordinata da Metello Vari con solerzia, ma in fase di ultimazione apparve una sgradevole venatura nera proprio sul viso del Cristo, invalidando l’intera opera. Accantonata questa prima versione, l’artista mise mano una seconda volta all’opera completandola nel 1521. Accompagnò il lavoro l’allievo Pietro Urbano, che una volta sul posto portò a compimento l’opera in maniera così maldestra da allertare il maestro, il quale nonostante la sua sostituzione con il più capace Federico Frizzi non fu soddisfatto del lavoro finito e si offrì di scolpire una terza versione. Ma il Vari non volle aspettare ulteriormente rischiando di non ottenere niente, accontentandosi dell’opera finita (posta alla sinistra dell’altare nella chiesa di S. Maria sopra Minerva) e chiedendo solo, come compensazione, il dono della prima versione non finita. Questa statua invalidata fu oggetto di una vicenda rocambolesca. Creduta perduta è stata recentemente identificata con la statua di Cristo presente nella chiesa di S. Vincenzo martire a Bassano romano un tempo appartenuta alla collezione Giustiniani.
Il Cristo della Minerva sviluppa la figura in una doppia torsione intorno alla croce, mostra il corpo di un uomo maturo nel pieno del vigore fisico dal perfetto modellato anatomico, solo l’espressione manifesta la natura divina del Cristo che, se non fosse per la barba, potrebbe benissimo essere scambiato per una dività, Apollo oppure Marte pensieroso. Anche questa scultura di Michelangelo, come il Giudizio Universale, venne colpita dalla censura dopo il Concilio di Trento; così che il corpo completamente nudo del Cristo venne coperto dal drappeggio in bronzo dorato visibile oggi.
Trovarsi a tu per tu con Michelangelo può senza dubbio costituire un’esperienza emozionante e fuori dal comune, sicuramente fuori dalla Roma turistica e dai tour massivi che non consentono di assaporare i luoghi nascosti della Capitale. Se capolavori assoluti di Michelangelo rimangono “irraggiungibili” come il Mosè o la Pietà (protetti da vetri o transenne), il Cristo alla Minerva, grazie al suo status di “opera minore” (espressione assolutamente inappropriata per le opere di Michelangelo), può tuttavia rivelarsi appieno all’osservatore il quale può muoversi tranquillamente intorno alla statua ammirandola da ogni punto di vista e godendo di ogni suo particolare.
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