Una perla del Barocco: La chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza
Se c’è un’opera a Roma che meglio manifesta il talento e l’estro di Francesco Borromini questa è la chiesa di San Ivo alla sapienza.
Il compito che venne affidato a Borromini era quello di edificare una chiesa all’interno del Palazzo della Sapienza al servizio dell’Università. Siamo nel 1643 quando venne posta la prima pietra di questo ambizioso progetto destinato a diventare un emblema della Roma barocca.
La chiesa non si apre sulla strada, come potremmo aspettarci, ma per scoprirla è necessario introdurci nel cortile dell’odierno archivio di Stato su Corso del Rinascimento. Appena entrati l’effetto che l’ambiente esercita su di noi è davvero scenografico. Ci accoglie un ombroso cortile rettangolare fiancheggiato da un possente porticato dalle linee sobrie e chiuso sul fondo dall’esuberante e dinamica architettura di Sant’Ivo.
La chiesa presenta una facciata concava che Borromini ha saputo mirabilmente inserire sul fondo del cortile accordandola perfettamente ai due ordini di arcate del portico cinquecentesco del Palazzo della Sapienza. In armonia con le strutture preesistenti la facciata è realizzata in mattoni e decorata da lesene tra cui si aprono due ordini di finestre.
Al di sopra si erge l’eccentrico ed originalissimo tamburo da dove affiora la cupola rivestita di dodici gradoni. La raggiera di contrafforti con curvatura tangente all’estradosso della cupola eleva lo sguardo verso la lanterna mistilinea in cui si aprono strette finestre alternate a coppie di colonne decorata in alto da una cornice aggettante su cui poggiano fiaccole di marmo. La lanterna è infine sormontata da una stravagante scultura spiraliforme coronata da quattro elementi curvi metallici che sostengono la sfera dorata con la croce. E’ una prova di puro virtuosismo di Borromini ma anche di audacia artistica che tanto scandalizzò la critica seicentesca.
La pianta centrale stellare e mistilinea voluta da Borromini segna un punto di svolta dalla tradizione croce greca cinquecentesca, originata dalla sovrapposizione di due triangoli equilateri di cui uno rovesciato. Arrotondando gli angoli sia interni che esterni con archi creando nicchie e absidi andò a generare un alternanza di superfici concave e convesse in linea con il tema prediletto dell’architettura barocca. L’effetto è straordinario; veniamo pervasi infatti da una sensazione di movimento con la chiesa che sembra palpitare, in un movimento di contrazione ed espansione dello spazio.
A differenza di tanti altri capolavori del barocco romano l’interno della chiesa non presenta opere d’arte particolarmente rilevanti, quadri celebri o marmi colorati. Borromini sembra voler spingere la nostra attenzione verso la cupola che inonda di luce l’interno rendendo l’intonaco e gli stucchi di un candore abbagliante.
Le forme esuberanti e bizzarre concepite da Borromini riconducano ad un simbolismo preciso. In ogni elemento architettonico e decorativo è possibile individuare un omaggio al committente piuttosto che la celebrazione della sapienza e della Chiesa. Qui ve ne vogliamo a titolo esemplificativo illustrare solo alcuni.
Secondo alcuni studiosi l’interno di San Ivo rappresenterebbe il disegno di un ape, la scelta tutt’altro che causale visto che l’ape è il simbolo della famiglia Barberini quindi di Urbano VIII committente dell’architetto e simbolo della Prudenza e carità.
Tutto il coronamento esterno allude alla Sapienza divina e la cuspide spiraliforme un interessante combinazione di simboli antichi e naturali. Da una parte raffigura la biblica Torre di Babele simbolo del trionfo della ragione sul caos linguistico, dall’altra la passione di Borromini per le conchiglie, in questo caso trattasi di un turritelide, che collezionò per tutta la vita.
Chi ama l’arte e l’architettura barocca di Roma non può dunque perdersi una visita alla chiesa di San Ivo e volete scoprire con una visita guidata questa e tante altre meraviglie di Roma prenotate il nostro tour di Roma museo a cielo aperto.
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