La Sala Paolina di Castel Sant’Angelo
Se volete rivivere Roma in ogni suo aspetto, da quello archeologico a quello storico e artistico Castel Sant’Angelo è il monumenti che dovete assolutamente scegliere.
La visita di Castel San’Angelo vi permette infatti di ammirare bellezze che vanno dall’architettura romana (con le vestigia dell’antico mausoleo di Adriano) fino alla pittura rinascimentale con la bellissima Sala Paolina.
Dei numerosi interventi di trasformazione e adeguamento a cui Castel Sant’Angelo venne sottoposto, vogliamo illustrarvi in particolar modo quelli promossi da Paolo III Farnese che senza dubbio risultano i più interessanti dal punto di vista artistico e architettonico.
Il pontefice avviò infatti un vasto programma di rinnovamento della fortezza finalizzato a trasformare i sobri e modesti appartamenti papali dei suoi predecessori, in una vera e propria residenza costituita da splendide sale decorate da opere d’arte e magnifici cicli di affreschi come quelli che si possono ammirare nella sfarzosa Sala Paolina, il salone di rappresentanza.
Il Papa ne affidò la decorazione a Perin del Vaga, uno dei più brillanti allievi di Raffaello, che qui lavorò con la sua equipe tra il 1545 ed il 1547. Diede vita ad una composizione pittorica dall’altissimo valore artistico, tanto da imporsi come una dei più notevoli esempi della pittura manierista.
Appena entrati nella Sala Paolina si viene colti da un senso di stupore e stordimento. La volta è ripartita da sovrabbondanti e luminosi stucchi bianco-dorati mentre le pareti, comprese la strombatura delle finestre, sono completamente ricoperte di splendidi affreschi caratterizzati da una fittissima sequenza di scene, figure, finte architetture, tromp l’oeil e grottesche.
Il tema di questo ricchissimo ciclo pittorico è incentrato sulle figure di San Paolo e di Alessandro Magno in un rimando ai nomi del pontefice (al secolo Alessandro Farnese) e costituisce uno dei progetti mediatici più interessanti dell’arte cinquecentesca.
Gli episodi tratti dalla vita e dalle imprese di Alessandro compaiono sia sulla volta della sala all’interno di coloratissimo riquadri, che lungo le pareti, dipinti con l’uso della pittura monocroma all’interno di quadri riportati . Quelle che riguardano la vita di San Paolo figurano invece nei tondi posti sopra le porte e realizzati con la medesima tecnica pittorica.
Attraverso le imprese dei due personaggi, con i quali il Papa si identifica, assistiamo alla celebrazione del potere papale ed all’affermazione del ruolo egemone della Chiesa di Roma che si erge al di sopra di tutti, imperatore compreso.
Per comprendere appieno il complesso significato allegorico delle scene, dobbiamo però considerare il contesto storico e la situazione politica in cui versava la Chiesa all’epoca.
Il papato stava attraversando una delle più gravi crisi della sua storia: la riforma Luterana col diffondersi del protestantesimo, insieme al drammatico sacco di Roma compiuto dai Lanzichenecchi nel 1527, avevano mostrato al mondo la sua debolezza e fragilità.
Paolo III è chiamato dunque a riprendere in mano le redini della Chiesa e risollevarne l’immagine agli occhi del mondo intero. Per farlo si affida al potere propagandistico delle immagini.
Vogliamo ora, attraverso alcuni esempi, illustrarvi come andava colto il messaggio sottinteso ed allegorico delle scene rappresentate nel ciclo pittorico.
Nell’episodio in cui Alessandro Magno fa erigere e consacrare i 12 altari dopo le vittorie in India, dobbiamo ad esempio adottare una chiave di lettura di tipo “sacrale” ed interpretarlo come un’allusione all’impulso costruttivo profuso per la fabbrica di San Pietro. Dal 1546 aveva infatti nominato niente meno che Michelangelo che resterà alla guida del cantiere fino alla sua morte.
Un altro esempio interessante è costituito dalla scena di clemenza compiuta da Alessandro Magno nei confronti dei familiari del re persiano Dario. Allude infatti ad una impresa militare compiuta da Paolo III ovvero l’intervento armato contro la ribelle città di Perugia. Questo si concluse con la repressione della rivolta che risparmiò tuttavia la famiglia Baglioni fautrice dell’insurrezione.
L’episodio in cui Alessandro Magno fa mettere in salvo in uno scrigno i poemi omerici, l’Iliade e l’Odissea, celebra invece il livello culturale del pontefice. Si tratta di un chiaro riferimento alla raffinata cultura umanista e all’amore del Papa per i testi classici.
Nel ciclo di pittorico non poteva mancare inoltre l’omaggio ai “padroni di casa”. I lati corti della sala sono dominati infatti da un lato dall’imperatore Adriano, senza il quale il monumento non sarebbe sorto, dall’altra dall’Arcangelo Michele, grazie al quale assurgerà invece a simbolo della cristianità. Una presenza, la loro, che testimonia la continuità tra la Roma imperiale e quella papale.
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