Questa volta voglio proporvi una “lettura” diversa. Voglio farvi assaporare in questo breve testo la bellezza di Roma, farvi capire quanto la mia città sia meravigliosa: piena di storie e di sorprese.
Se desiderate conoscere Roma attraverso itinerari insoliti dedicati alle attrazioni nascoste o tour tematici vi invitiamo a consultare le nostre visite guidate della Roma non turistica.
E allora Buona lettura con la “Roma Sparita“…
Quando si visita San Pietro e la sua immensa Piazza la prima cosa che colpisce il visitatore è ovviamente l’imponente colonnato e la facciata meravigliosa della Basilica. Il colonnato di San Pietro è indiscutibilmente un capolavoro, dal punto di vista architettonico, ma non solo. Nel progettare la piazza l’architetto Gian Lorenzo Bernini mostrò d’essere anche un grande urbanista. Non era una facile impresa inserire un colosso come lo splendido colonnato nel fitto tessuto urbanistico della zona.
Oggi la situazione è ben diversa, ma quando Bernini si trovò impegnato nella progettazione e costruzione del colonnato la zona era fittamente edificata. Per meglio capire quale fosse la realtà d’allora, del passato potremmo citare un esempio, quello del “Cuneo” o “Spina” di Borgo. Ecco la storia del Cuneo o Spina di Borgo non è nota a tutti e per questo vi fa capire come la storia di Roma sia complicata. Già fermandoci a quello che si vede ancora oggi potreste pensare che sia più che sufficiente, ma c’è tutta un’altra Storia dietro ai luoghi celebri della Città Eterna.
C’è la storia della città che non c’è più che è stata smantellata e demolita per lasciare il posto alle nuove grandi opere. Così è stato ovviamente anche per la zona intorno alla Basilica di San Pietro, come appunto dicevamo. Per primo il Papa Alessandro Borgia si occupò in modo sostanziale della viabilità nella zona ed in occasione del Giubileo del 1500 fu tracciata la Via Alessandrina, una via recta che per quanto possibile insinuandosi nella rete di costruzioni preesistenti. La zona poi subì ulteriori modifiche quando le due strade, Borgo Novo e Borgo Vecchio, con tracciati convergenti, delimitarono un grosso blocco edilizio triangolare con la punta in direzione del Castel Sant’Angelo.
Quindi dalla via Alessandrina tracciata da Alessandro VI Borgia, fino agli ultimi interventi di demolizione, l’area ha subito lunghe e profonde trasformazioni. E come cambiò spesso dal punto di vista architettonico così mutò la frequentazione della zona.
Partendo dall’età Romana ripensando alla spina di Borgo si possono rivivere momenti affascinanti della vita di una città scomparsa: le vicende di questo territorio che da povero ed escluso dal perimetro delle mura (nella Roma repubblicana) è diventato dopo demolizioni è ricostruzioni in antico il cuore del Cristianesimo, prima con un agglomerato di monasteri e diaconie intorno alla basilica Costantiniana poi come complesso di palazzi per la Curia e gli alti prelati nel Rinascimento.
Oggi è difficile riconoscere tutto ciò. Oggi partendo dalla basilica la vista di questo lungo asse che è via della Conciliazione è fuorviante se volete rivivere il caos l’atmosfera vivace della zona. E di quel mondo che era Roma, una Roma purtroppo sparita, rimangono poche tracce. Ma perché?
Con la firma dei Patti lateranensi, l’11 febbraio 1929 fu decisa anche la distruzione della Spina e l’apertura della via della Conciliazione. Qualche anno più tardi, precisamente nel 1935 l’architetto Attilio Spaccarelli fu incaricato di studiare un progetto di riorganizzazione della zona, di verificare la fattibilità del progetto. In un solo anno, tra 1936 e 1937, la «spina» fu demolita e Roma visse un’altra, l’ennesima, migrazione di cose e persone. Tanto fu distrutto.
La piazza Scossacavalli che si trovava più o meno a metà del percorso del tracciato più antico della Via Alessandrina, così come la chiesa che vi si affacciava, furono demolite; la bellissima fontana che introduceva alla piazza (opera di Maderno) fu trasferita di fronte la chiesa di Sant’Andrea della Valle.
Alcuni palazzi come il celebre Palazzo dei Convertendi furono distrutti ma ricostruiti lungo la nuova viabiltà; ed insieme a quella delle opere iniziò la migrazione delle persone: i tanti abitanti che popolavano la Spina furono sfollati e trasferiti nella lontana periferia di Roma.