
Il Torso del Belvedere dei Musei Vaticani
In questo post vi vogliamo parlare di una delle più importanti e famose opere d’arte antica, che è possibile ammirare in tutte le nostre visite guidate dei Musei Vaticani.
La scultura del Torso del Belvedere rappresenta la figura incompleta di un uomo, (priva infatti della testa, delle braccia e di parte degli arti inferiori) dalla corporatura possente e vigorosa. E’ seduto su uno spuntone di roccia sul quale si scorge pelle ferina. Su questa base è possibile leggere ancora il nome dell’artista: Apollonio di Atene che con con grande maestria ha reso nel marmo la figura umana in maniera così naturale.
Il Torso venne considerato infatti uno dei capolavori della scultura greca e romana sin dalle prime menzioni che si hanno della statua, ovvero dalla metà del XIV secolo. All’epoca faceva parte della collezione della nobile famiglia romana dei Colonna, passò poi nella bottega della scultore Andrea Bregno e, alla morte di costui nel 1503, entrò a far parte della ricca collezione di arte antica dei Musei Vaticani. Prima di essere esposta nell’attuale collocazione all’interno della Sala delle Muse la scultura abbelliva il cortile del Belvedere da cui prese il nome.
L’opera sin da subito esercitò una forte influenza negli artisti rinascimentali, uno fra tutti Michelangelo. L’interesse del maestro nei confronti dell’antica statua è ampiamente documentato sia dalle cronache dell’epoca che lo definiscono niente meno che “l’allievo del Torso” e sia da alcune sue creazioni, come ad esempio le raffigurazioni degli “ignudi” affrescati nella volta della Cappella Sistina.
Anche attraverso questo aneddoto si evince la l’apprezzamento di Michelangelo per la statua. Presa infatti la decisione di restaurare il Torso, il lavoro fu affidato ad un suo allievo, lo scultore Montorsoli, ma costui si rifiutò di ritoccare un’opera che proprio il suo maestro riteneva perfetta così come si presentava.
Prima dell’introduzione dei moderni criteri espositivi, era infatti una pratica usuale intervenire sull’opera d’arte con restauri finalizzati all’integrazione delle parti mancanti. Tale procedura venne invece applicata ai celebri Laocoonte ed Apollo del Belvedere presenti anche loro nella collezione papale sin dal ‘500.
Ma quale personaggio si nasconde dietro il Torso del Belvedere?
A lungo gli antichi “opinionisti” ritenevano che la statua rappresentasse Ercole, teoria suffragata dalla presenza di quella pelle ferina che si riteneva essere quella di un leone (gli eroi e le divinità del mondo classico si riconoscono per la presenza di attributi specifici). Studi più accurati dimostrarono in seguito che la pelle in questione non è quella di un leone ma bensì ad una pantera, aprendo così la strada a nuove e varie interpretazioni.
Solo negli anni ’80 l’archeologo tedesco Raimund Wünsche dimostrò inconfutabilmente che il Torso rappresentava l’eroe greco Aiace, protagonista della guerra di Troia. Grazie ad un operazione di integrazione elaborata su calchi di gesso e a confronti con opere dall’analogo soggetto poté così ricostruire la figura di Aiace nell’atto di meditare il suicidio, appoggiato alla sua spada, con la testa reclinata malinconicamente su un lato. Al più forte degli eroi greci la sorte riservò infatti una triste fine. Dopo che le armi di Achille fossero state assegnate ad Ulisse, Aiace decise di affogare nell’alcool la delusione patita, ma l’ubriacatura gli giocò un brutto scherzo. Scambiò infatti un gregge di pecore per i nemici facendone strage quando si riprese decise che non valeva più la pena di sopravvivere a quel gesto vergognoso.
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